In Hispania olim vivebat Nero, puer improbus. Forte era vicino in horto arbor magna maturis pomis onusta. Ubi puer arborem videt, magna cupido praedae animum occupat. “num dominibus me videbit?” inquit puer avidus ; « cur arborem non statim ascendo ? ». itaque sine mora ramum prehendit et in arborem se trahit. Iam inter poma sedet; iam dextra fruges tente gratas. At subito raucum clamorem audit. Ecce sub arbore magnum saevumque canem videt. Frustra Nero se celat, nam canis furem sentit impletque agros clamore rauco. Denìque sub arbore iacet exspectatque puerum. Diu in alta sede manet puer ; interea multa et callida consilia in animo volvit: “Nonne custos saevus mox dormite? Nonne caligo noctis me liberabit?”. Denique, quod canis praesidium non relinquit, de salute desperat. At fortuna captivum iuvat. Taurus niger agrum intrat; statim canem videt et torva fronte antiquum inimicum petit. Nec pugnam canis recusat, sed dentibus saevis modo tergum modo tauri frontem tentat. Tum puer occasionem non pratermittit, at ex arbore desilit petitque fugam. Adversarii nec fugam sentiunt nec pugnam relinquunt. Itaque Nero a tanto periculo tutus pro salute dis agit gratias.
TRADUZIONE
Viveva una volta in Spagna Nerone, ragazzo discolo. Per caso c'era nell' orto vicino un albero carico di molti frutti maturi. Appena il ragazzo vede l'albero, un gran desiderio di rubare gli prende l' animo. "Ora i padroni non mi vedranno?" disse il ragazzo goloso; "perché non salgo subito sull' albero?" E così senza por tempo in mezzo afferra un ramo e si issa sull'albero. Già è seduto fra i frutti; già la mano destra tende al gradevole cibo. Ma all' improvviso ode un suono rauco. Ecco che vede sotto l'albero un cane grande e feroce. Invano Nerone si nasconde, ma il cane sente il ladro e riempie i campi con un grande abbaiamento. E così il ragazzo giace sotto [la chioma] dell'albero e aspetta. A lungo rimane il ragazzo sull'alto sedile; nel frattempo rigira nell' animo molti astuti pensieri: "Non si addormenterà alla fine il cattivone? Non mi libererà il buio della notte?" Alla fine, poiché il cane non molla la guardia, dispera di salvarsi. Ma la sorte aiuta il prigioniero. Un toro nero entra nel campo; subito vede il cane e con la torva fronte attacca l' antico nemico. Né il cane rifiuta il combattimento e azzanna con i denti feroci ora le terga ora il davanti del toro. Allora il ragazzo non si lascia sfuggire l'occasione, scende dall' albero e tenta la fuga. Gli avversari non si accorgono della fuga e non smettono di combattere. E così Nerone al sicuro da un pericolo così grande ringrazia gli dei per la salvezza.
mercoledì 3 settembre 2008
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